Il ruolo meccanico e simbolico del piede

a cura di Elisabetta Carella. Tratto dal libro “Segni e Sogni” di Silva Scardovi

Il piede è un capolavoro unico di architettura o meglio di biomeccanica; in uno spazio estremamente piccolo si concentrano: 26 ossa, 33 articolazioni, 114 legamenti, 20 muscoli, 250.000 ghiandole sudorifere.
La complessità strutturale del piede è dovuta alle sue funzioni, molteplici e soprattutto molto precise; infatti una struttura così piccola riesce ad adattarsi a situazioni diverse, affrontando terreni impervi, come quelli montani, senza farci cadere, oppure correndo in pianura, fino ad arrivare a mantenere il corpo in equilibrio su superfici molto piccole, come nel caso degli acrobati. Il piede, fulcro principale del nostro organismo è preposto:

Il piede è collegato alla gamba e al resto del corpo dai legamenti, dalle articolazioni e dai muscoli.

Movimento del piede

Mentre ci muoviamo, dalle dita al polpaccio si mette in azione una fitta rete di muscoli, che prendono rapporto con il ginocchio sino alla colonna vertebrale e all’articolazione temporo-mandibolare.
Ecco perché un appoggio al suolo scorretto si ripercuote ovviamente sul piede, ma anche sul ginocchio, sulla colonna vertebrale ed oltre, determinando delle tensioni che possono essere causa di dolori quali: cefalea, sciatalgia, mal di schiena, dolori alle gambe (solo per citarne alcuni).
La postura è quindi di vitale importanza ai fini di un corretto equilibrio dell’organismo e per ridurre l’incidenza di diverse malattie.
Il sistema posturale è un insieme molto complesso che schematicamente si compone da: sistema nervoso centrale eperiferico, il piede, i muscoli, le articolazioni, l’occhio, il sistema cutaneo, l’apparato stomatognatico (sistema mandibolare e lingua), l’orecchio interno. Il sistema nervoso centrale utilizza le informazioni ricevute da occhio, pianta dei piedi e cute in primo luogo, per avere la consapevolezza della posizione del corpo nello spazio e poter impostare correttamente quanto voluto nei confronti del mondo esterno e di se stesso. Se nel tempo sorgono problemi a qualsiasi livello, in un primo momento il sistema descritto cercherà di “compensare” in qualche modo, fino a quando potrà, ma successivamente a questi aggiustamenti si potranno verificare alcune delle seguenti patologie:

Queste patologie porteranno i pazienti a lamentare nel tempo: cefalee, cervicalgie, nevralgie, difetti di masticazione e di occlusione dentale, click mandibolari.
Appare chiaro, come una postura equilibrata sia di vitale importanza per un organismo sano. L’economia generale organica risentirà a vari livelli di una postura non corretta. Così l’adolescente potrà avere, a causa di postura scorretta, delle serie ripercussioni sulla sua crescita, mentre le performance dello sportivo saranno ridotte. I dolori della colonna vertebrale e le algie muscolari nei lavoratore peggioreranno, nel caso di un cattivo appoggio plantare, il quale, inoltre sarà responsabile di peggioramenti della patologia venosa e adiposa-cellulitica tanto nell’adolescente quanto nella donna matura. Per evitare i problemi sopra elencati ed altri di vario ordine, è opportuno che tanto l’adolescente quanto l’adulto si sottopongano a controlli posturali.
Tali atteggiamenti di postura possono essere le conseguenze di interferenze di natura ascendente (cioè con origine nell’appoggio dei piedi) o discendente (cioè legate a disfunzioni dell’articolazione temporo-mandibolare o dei muscoli oculo-motori).

Qualunque sia il tipo di approccio diagnostico o terapeutico, osteopatico o chiropratico, posturologico o kinesiologico, dobbiamo essere in grado di ricercare dal nostro corpo informazioni tali da determinare una priorità d’intervento. Non importa di certo il tipo di approccio, ma interessa sicuramente che, qualunque esso sia, dia lo stesso risultato permettendo, così di far comunicare attraverso lo stesso linguaggio, un posturologo plantare con un fiasiatra osteopata, o con un odontoiatra kinesiologo.
La vera differenza verrà proprio fatta dal grado di capacità di interrelazione professionali, o meglio dal gioco di squadra, altrimenti come posturologi tuttologi la nostra strada sarà veramente limitata.

Abbiamo tutti bisogno di tutti; un plantare deve essere sempre armonizzato con un trattamento osteopatico e con un programma di ginnastica posturale. Il posturologo deve mantenere una visione a 360° sul paziente immaginando un individuo che si tiene in equilibrio sui piedi, grazie all’aiuto degli occhi e del sistema vestibolare, il quale ha in bocca molti denti che si toccano tra loro, il tutto da tenere sotto controllo. La collaborazione con l’angiologo è indispensabile per la verifica delle problematiche legate direttamente ad un cattivo appoggio plantare, spesso causa di patologie vascolari La collaborazione con un medico dentista o un ortodonzista è necessaria per i problemi collegati alla masticazione. Con la collaborazione dell’optometrista si interviene per valutare i difetti dell’apparato visivo.
La valutazione globale permette quindi di verificare le problematiche legate al movimento, alla colonna vertebrale e alla relazione fra appoggio podalico, visione e masticazione.

Si può quindi stabilire la necessità di intervenire con una terapia riabilitativa posturale, una correzione visiva, una rieducazione dell’articolazione temporo-mandibolare, oppure una correzione mediante supporto plantare personalizzato.

Informazioni sul piede

Il piede è il tramite tra corpo e suolo; la sua funzione di distribuzione del carico a terra è associata a quella di equilibrio, deambulazione e movimento; la più importante azione è comunque quella di recettore delle informazioni relative alla posizione del corpo e dei suoi rapporti con il terreno e la gravità; queste informazioni vengono elaborate dalle strutture nervose midollari e cerebrali che, a loro volta, inviano impercettibili e involontarie contrazioni muscolari capaci di mantenerci in equilibrio e di farci camminare in ogni condizione; dunque un delicato meccanismo di feed-back ove il piede funziona da sensore e da effettore delle azioni muscolari che regolano il delicato processo della stazione eretta, della deambulazione e del benessere di tutto il corpo.

L’azione del piede è in stretta relazione alle strutture osteoarticolari sovrastanti (ginocchio, anca rachide) e ne costituisce l’ultimo anello della catena cinetica; dimorfismi o patologie di ogni anello di questa catena influiscono negativamente sugli altri; dunque patologie del piede che incidono sulle articolazioni sovrastanti e viceversa.

Il piede presenta inoltre straordinaria flessibilità ed adattabilità per camminare e per rimanere in piedi anche in condizioni critiche e al limite concesso dalle leggi di gravità; esso rende possibile l’equilibrio e la progressione del corpo grazie ad un complesso modello anatomico e all’interazione di forze muscolari, di leve tendinee e di sensori nervosi; nessuna macchina finora costruita può camminare e muoversi su due piedi e in ogni terreno come fa l’uomo; il movimento verticale su due superfici così limitate è tuttora una sfida peri i sistemi computerizzati più avanzati.

Informazioni sul piede

Patologie del piede

Purtroppo il piede è oggetto di numerosi problemi che si manifestano anche per iniziali alterazioni anatomiche e funzionali che possono provocare condizioni di disagio e di malessere notevolmente invalidanti.

Almeno quattro fattori sono alla base delle molteplici problematiche localizzate al piede:

Negli ultimi secoli il piede si è trovato ad agire su superfici sempre meno elastiche e più dure che creano problemi di cedimento delle strutture che sono preposte ad ammortizzare, per quanto e fino a quando possibile, i carichi e le sollecitazioni impressi dalla gravità. L’allungamento della vita media vanifica nel tempo le capacità dell’organismo (e del piede) di auto-mantenere la condizione fisiologica ideale.

Le calzature sono indispensabili per proteggere e vestire il piede, ma ne alterano le capacità neuro-sensoriali in quanto costituiscono una interfaccia artificiale tra esso e il suolo; esse sono tuttora costruite su modelli di tipo standard, spesso legati al gusto e alle tendenze, molto diverse tra uomini e donne, mai in relazione ad un tipo di piede piuttosto che ad un altro, per abitudine quasi sempre relativamente tollerate; le capacità recettoriali del piede sono pertanto pesantemente condizionate e profondamente alterate con ripercussioni negative sulla catena cinetica osteoarticolare e sulle capacità di coordinazione dell’equilibrio e della deambulazione; pensate alla diversità di percezione che un uomo o una donna provano nell’indossare una calzatura, una scarpa di uso comune o nuova, uno scarpone da sci o una scarpa sportiva, una scarpa con fondo in cuoio o in gomma, quella con i lacci o quella a mocassino, una scarpa estiva o quella invernale e altro ancora; la comodità, la scioltezza del passo, la possibilità di stare a lungo in piedi e di camminare, la stanchezza e il dolore del piede e di altre articolazioni sono molto spesso in relazione alle calzature.

Il piede oggetto di patologia diventa precocemente problematico perché meno tollerante e adattabile al terreno e alle calzature.

Fra le principali condizioni morbose che lo colpiscono troviamo patologie:

Problematiche di più comune riscontro

Piede piatto: distinto in quello dell’infanzia e dell’adulto è caratterizzato da aumento della superficie di appoggio plantare con deviazione all’esterno del calcagno e prominenza della parte interna del piede.

Piede cavo: caratterizzato da marcata rappresentazione della volta plantare, carico localizzato sul retro e sull’avampiede, deformità delle dita.

Alluce valgo: deformità tipica del sesso femminile, il dito è deviato all’esterno e presenta protuberanza sul suo lato interno; diventa precocemente doloroso con intolleranza alle calzature.

Alluce rigido: prevale la limitazione funzionale o l’abolizione del movimento alla base dell’alluce con dolore e zoppia; è l’artrosi che danneggia l’articolazione dopo traumatismi o sollecitazioni che durano da tempo.

Dito a martello: il secondo dito è quello prevalentemente interessato, spesso associato all’alluce valgo e per uso di calzature incongrue. I tipici segni di questa deformità sono il blocco articolare in flessione della prima interfalangea, con relativa dolorosa callosità da contatto dorsale della calzatura.

Dita a griffe: la retrazione dei tendini flessori con l’insufficienza degli interossei o la iperflessione dei metatarsi sono la causa dell’aspetto ad artiglio delle dita; la deformità è all’inizio riducibile con manovre esterne e spesso è associata al piede cavo.

Tilomi digitali: sono spesso associati ad esuberanze ossee per artrosi interfalangica, notoriamente dolenti. Spesso si complicano con infezioni.

Metatarsalgie: quasi sempre interessano il secondo o il terzo metatarso, spesso provocate da insufficienza per alluce valgo, da caduta della volta metatarsale anteriore, da prevalenza della lunghezza di un metatarso o da angolazione patologica o costituzionale. La sintomatologia è caratterizzata da callosità dolorosa sulla parte anteriore della pianta del piede, zoppia e l’intolleranza alle calzature. A volte è complicata dalla lussazione metatarso falangeo con disturbi ancora maggiori.

Neuroma di Morton: il dolore urente al terzo o quarto spazio metatarsale, la zoppia e l’inefficacia delle cure farmacologiche e infiltrative caratterizzano la dilatazione fusiforme del nervo intermetatarsale provocata spesso da calzature incongrue o traumi. Fascite e sperone calcaneare: la eccessiva tensione per piede cavo, la retrazione del tendine d’Achille, calzature non idonee mantengono una condizione di flogosi alla inserzione calcaneare della fascia plantare con insorgenza di dolore e di intolleranza al carico in regione calcaneare plantare;la calcificazione della inserzione fasciale al calcagno è apprezzabile radiograficamente con il tipo aspetto di sperone ad uncino.

Tendinopatia dell’Achillleo: secondaria quasi sempre ad attività sportive e lavorative gravose e ripetitive per il tendine, condizionata da particolari situazioni anatomiche, si manifesta con dolore, tensione e limitazione funzionale; nel tempo si verifica degenerazione con esuberanze ossee e calcificazioni intratendinee; possibile la rottura sottocutanea del tendine anche per sollecitazioni non rilevanti.

Piede diabetico: caratterizzato da lesioni cutanee plantari dovute alla carente sensibilità per danno ai nervi e alla circolazione provocati dal diabete. Tali lesioni tendono all’automantenimento e al peggioramento con comparsa di infezione, ulcere profonde ed esposizione ossea; la cicatrizzazione è precaria.

Piede reumatoide: la malattia autoimmune provoca seri danni a tutte le articolazioni; le mani e i piedi sono particolarmente interessati con dolore e severa progressiva invalidità.

Attacco acuto di gotta: violentissimo dolore alla base dell’alluce con tumefazione rossa e calda; compare spontaneamente nelle ore notturne. Si può associare a brivido o febbre, intolleranza alle vibrazioni e alle lenzuola. È tra i dolori più forti e difficili da tollerare; è dovuta all’acido urico patologicamente aumentato nel sangue per eccessiva produzione o difetto di eliminazione.

Sindrome del tunnel tarsale: si manifesta con dolore, alterazioni sensitive e parestesie in regione mediale del medio piede, subito al disotto e davanti al malleolo mediale. E’ provocata da compressione del nervo tibiale posteriore e dei suoi rami cutanei sensitivi per perdita di elasticità del legamento lacinato o retinacolo dei flessori di contenimento del nervo e dei tendini.

Prevenzione e trattamento

Come tecnico ortopedico, analizzando le problematiche posturali, ho spesso rilevato che le cause di un appoggio sbilanciato si collegano ad atteggiamenti scorretti della colonna vertebrale, sia nella posizione statica, che durante il cammino.

Svolgendo il mio lavoro ho affinato in particolar modo le valutazioni legate al movimento, alla colonna vertebrale e alla relazione fra appoggio podalico, visione e masticazione.

La mia indagine, eseguita in collaborazione con il fisiatra, l’angiologo, l’osteopata, il fisioterapista ed in generale il medico, è rivolta a quelle persone che presentano disfuzioni all’apparato muscolo-scheletrico e mira alla cura, allo studio e alla realizzazione di plantari o solette su misura. Lo scopo dei plantari, costruiti dopo i rilievi computerizzati, è quello di ottenere condizioni di benessere creando un’interfaccia piede terreno funzionale, riequilibrando e rieducando la dinamica delle catene muscolari in maniera più armonica. Non rappresenta quindi una correzione forzata del piede, ma un sostegno al lavoro di riorganizzazione dei gruppi muscolari che collegano tutte le articolazioni dai piedi al cranio.

L’utilizzo dei plantari, che può essere introdotto nelle nostre scarpe sostituendo la soletta esistente, è temporaneo e valutabile periodicamente con test di confronto.

Pedana stabilometrica

Per poter valutare la natura degli atteggiamenti scorretti e i test di confronto, mi avvalgo di una pedana computerizzata a sensori, in grado di rilevare l’impronta del piede in fase statica e dinamica.

La pedana rileva la distribuzione della pressione esercitata dal corpo sul piede, trasmettendo tali informazioni ad un software che provvede a fornire il relativo riscontro visivo.
L’analisi in fase statica permette di verificare la distribuzione del carico del corpo tra parte destra e parte sinistra e tra avampiede e retropiede; l’analisi in fase dinamica verifica, invece, la pronazione o la supinazione del piede in movimento.

In presenza di problematiche legate alla masticazione, la valutazione con pedana viene effettuata due volte: la prima in maniera naturale, la seconda eliminando i contatti tra mandibola e mascella con appositi inserti calibrati in bocca, valutando quindi le impronte del carico podalico modificate dal morso.

La doppia valutazione si rende necessaria anche in presenza di interferenze nella capacità di visione: in questo caso la seconda valutazione verrà effettuata ad occhi chiusi o con correzione visiva in uso, per verificare le eventuali variazioni del carico podalico.

L’esame complessivo, con le stampe delle impronte, può essere utilizzato come supporto per una valutazione globale. Ciò permette al medico, all’optometrista o all’ortodonzista di stabilire la necessità di intervenire con una terapia riabilitativa posturale, una correzione visiva, una rieducazione dell’articolazione temporo-mandibolare, oppure una correzione mediante supporto plantare personalizzato.

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Il piede e la simbologia delle radici: radici fisiche, radici spirituali

In quest’epoca di flessibilità e rapidità è difficile parlare di radici, soprattutto riuscendo a coglierne il lato positivo, il carattere trasformativo.

Si ha spesso l’impressione che qualcosa che ci ancora, ci radica, rappresenti quasi un peso per l’evoluzione. Questo sentimento è principalmente dovuto ai valori e ai modelli di crescita che la nostra cultura ci propone, legati spesso alla superficialità della società dell’apparire. Le radici infatti sono per loro natura nascoste, non si mostrano palesemente e per tale motivo spesso le dimentichiamo, commettendo così l’errore di perdere di vista proprio ciò che ci sorregge e ci permette di assimilare nutrimento.

Pensando al mondo vegetale, vediamo che le radici hanno la funzione di apportare nutrimento e di dare stabilità alla pianta.
Allo stesso tempo,rappresentano le nostre aperture verso il mondo esterno ed interno, attraverso le quali lasciamo entrare nella vita della nostra psiche gli elementi che ne costituiscono il nutrimento.

La proprietà delle radici è quindi anche quella di riuscire ad affondare tanto nel nostro terreno psichico mettendo in comunicazione conscio ed inconscio. “Le radici dell’uomo sono i suoi piedi”, ammoniva Goethe.

L’uomo infatti appoggia i suoi piedi per terra, elemento essenziale perché egli possa sopravvivere, come è essenziale che la pianta abbia radici profonde. Questo aspetto è legato strettamente alla costituzione dell’uomo, di cui la sua posizione eretta è un simbolo: l’uomo infatti appoggia i piedi per terra, ma assume una posizione eretta, come se possedesse uno slancio verso il cielo, una tensione a trascendere la sua origine puramente terrena. In tal senso le radici lo collegano al suo nutrimento principale che è humus, ma gli consentono anche una proiezione divina.

L’uomo ha diverse fonti di nutrimento e di crescita evolutiva alcune delle quali fanno parte del suo terreno innato. Le radici dello sviluppo programmato (o terreno innato) sono:

La nostra natura di esseri umani ha dunque radici terrene, che svolgono un programma di sviluppo che non scegliamo se non in minima parte, e radici spirituali
che rappresentano invece quel percorso di sviluppo che possiamo deliberatamente progettare e che risponde alla nostra vocazione trascendente di evoluzione.

Attraverso questo processo, detto equilibramento e sintesi degli opposti, si riconosce che il motore di qualunque trasformazione ed evoluzione nasce dall’interazione e dalla ricerca di un punto di sintesi tra i due poli. Allora lavorare con le radici terrene e spirituali significherà impegnarsi nella ricerca di sintesi tra le istanze spesso opposte che provengono dalle due parti. Il lavoro di radicamento e di stabilità fisica aiuterà la spinta evolutiva della psiche, come il guardare in alto e oltre aiuterà a cercare nutrimento dalle radici terrene.

L’uomo quindi è assimilabile ad un albero che ha radici nel terreno e radici celesti, rappresentate dai rami e dalle foglie. Nell’armonizzare e sintetizzare questa duplice natura l’uomo potrà realizzare la sua vera e profonda evoluzione.

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